Le forme di umorismo sessista e certe battute apparentemente innocue fanno riferimento a una serie di idee e comportamenti che partono dal presupposto che l’uomo sia superiore rispetto alla donna, si poggiano quindi sul maschilismo. Il termine maschilismo è da sempre stato usato come un contrario di femminismo, ma il femminismo non parte dal presupposto che le donne siano migliori degli uomini e debbano stanziarsi in una posizione di privilegio.
Demonizzare il femminismo con l’ironia: il falso mito dell’odio verso gli uomini
Il fenomeno del maschilismo dilaga nella nostra società da anni, ma non è sempre facilmente riconoscibile, perché non sempre si cela dietro un gesto evidente come quello della violenza fisica. Il maschilismo si nasconde dietro quegli uomini che interrompono le donne senza permettere loro di esprimere pareri o giudizi di alcun tipo, si nasconde dietro il mansplaining,il bodyshaming,il catcalling, si nasconde dietro quelle che potrebbero sembrare come delle semplici battute, quali:
Sei nervosa, avrai sicuramente le tue cose
È vero che con le mestruazioni e gli sbalzi ormonali il comportamento delle donne potrebbe cambiare, ma non è una verità assoluta e valida per tutte sempre, inoltre anche gli uomini hanno dei periodi in cui si verifica uno squilibrio ormonale temporaneo e diventano più aggressivi e nervosi.
Sei una donna con le palle
È un commento che non ha nulla di positivo, poiché parte dal presupposto che per essere forti, intelligenti e abili si debba necessariamente possedere una caratteristica maschile. Inoltre chi esprime questa frase è come se sancisse un passaggio della donna da una sfera più bassa (quella femminile) a una più elevata (quella maschile).
Battute sulle femministe: sminuire la lotta per la parità con una risata
Fra i tanti stereotipi sulle femministe che circolano, uno dei più svilenti è sicuramente il seguente: le femministe odiano gli uomini. Le cose non stanno così ovviamente: le femministe non portano rancore verso gli uomini, al contrario, cercano di liberare uomini e donne da pregiudizi e stereotipi capaci di compromettere la vita di entrambi.
Per esempio, il femminismo si oppone al concetto di machismo e di mascolinità tossica per cui l’uomo debba sempre essere tutto d’un pezzo e non debba mai provare emozioni, questo stereotipo conduce l’uomo a trattenere le proprie emozioni e a evitare di cercare sostegno psicologico quando necessario.
Questo modello, noto come mascolinità tossica, non solo danneggia le donne ma intrappola anche gli uomini in ruoli che negano la vulnerabilità e l’empatia.
Un altro esempio che si potrebbe fare è relativo all’affidamento dei figli: spesso, anche quando le madri sono negligenti o violente nei confronti della prole, il tribunale tende comunque ad affidare i bambini alle madri e non ai padri, seguendo lo stereotipo di genere per il quale un figlio o una figlia possono stare bene solo con una figura capace di prendersene cura, la donna.
Linguaggio inclusivo nel mirino: perché l’ironia contro l’inclusività è politica
Molta ironia viene fatta anche sul linguaggio inclusivo, battute sull’uso di asterischi e spesso anche di termini grammaticalmente corretti sono all’ordine del giorno, come se utilizzare una forma più aperta e meno escludente di linguaggio sia un’azione di poco conto. Il cambiamento passa soprattutto attraverso il linguaggio, che, a sua volta, è vivo e mutevole anch’esso: gli asterischi, lo schwa non sono banalità che devono essere derise, sono strumenti che permettono di includere chi non si sente rappresentato da un linguaggio carente di inclusività. L’italiano inoltre è una lingua che pone attenzione al genere e stare attenti sull’uso corretto di termini come «la presidente» invece che «il presidente» in base alla persona che abbiamo davanti non è solo più inclusivo, ma è anche più giusto a un livello grammaticale.
Sessismo interiorizzato e risate di comodo: il bisogno di una nuova educazione
Ogni frase che banalizza il sessismo quotidiano quindi viene spesso fatta passare come un modo di dire, qualcosa che si dice da anni e che quindi è naturale, è normale, ma tutto ciò che viene normalizzato in questi casi è il sessismo.
Per contrastare questa deriva normalizzante è essenziale investire in un’educazione alle differenze, capace di includere corpi, identità, generi e vissuti diversi. Bisognerebbe promuovere delle forme di educazione e rispetto alla diversità a trecentosessanta gradi, che riguardi la diversità dei corpi, degli orientamenti sessuali, del genere, della razza ecc. Bisogna far comprendere che non esistono esseri umani di serie A ed esseri umani di serie B che possono essere scartati, derisi, posti ai margini e oggettificati. Bisogna quindi puntare su quel tipo di educazione di cui purtroppo l’Italia è priva da tanti anni e che viene rigettata ogni volta che associazioni come Arcigay e i collettivi femministi provano a inserirsi nelle scuole, come se si avesse più paura di realtà come Arcigay ed eventi come il Pride invece che della violenza e dell’esclusione.
Perché alcune battute sessiste passano inosservate?
Perché si mascherano da ironia “innocua”, si basano su stereotipi sedimentati e vengono tramandate come normalità. Ma ridere di un problema non lo rende meno reale: lo rende solo più difficile da vedere.