Negli ultimi anni si parla sempre più spesso di identità di genere e di affermazione di genere. Ma cosa significano davvero questi termini? Come si sviluppa l’identità di genere di una persona, e quali sono le tappe (a volte faticose, altre volte liberatorie) del percorso di affermazione?
Questo articolo vuole fare chiarezza, mescolando spiegazione e testimonianza, per aiutare chi legge a capire, immedesimarsi e – soprattutto – accogliere con empatia.
L’identità di genere è il senso interno, profondo, personale che una persona ha di sé come uomo, donna, entrambi, nessuno dei due, o altro ancora. Non coincide con il sesso assegnato alla nascita, né con l’orientamento sessuale: è semplicemente chi ci sentiamo di essere.
Può emergere in età molto precoce, oppure cambiare e assestarsi con il tempo. Ed è valida a prescindere da come la si esprime all’esterno.
L’identità di genere non tratta solo del corpo, né solo della mente: è l’intreccio di come ci percepiamo, di come desideriamo essere percepiti, e delle sensazioni di congruenza (o incongruenza) tra dentro e fuori.
Molte persone scoprono la loro identità attraverso domande che a volte spaventano: “Perché mi sento così?”, “Perché questo nome, questi pronomi, questo corpo non mi corrispondono?”
Sono domande difficili, ma fondamentali per iniziare un percorso di verità.
Cosa significa affermazione di genere?
Affermazione di genere significa l’insieme dei processi attraverso i quali una persona esprime, riconosce e fa riconoscere la propria identità di genere (cioè il senso profondo e personale di essere uomo, donna, entrambi, nessuno, o altro) in modo coerente con ciò che sente dentro di sé, anche se diverso dal sesso assegnato alla nascita.
Il percorso di affermazione di genere comprende tutte quelle azioni, trasformazioni e scelte che permettono a una persona di vivere e presentarsi nel mondo in modo autentico rispetto alla propria identità di genere.
Può includere:
- l’affermarsi socialmente (cambiare nome, pronomi, modo di vestire);
- legalmente (aggiornare documenti e anagrafi);
- fisicamente/mentalmente (terapie ormonali, interventi chirurgici, percorsi di supporto psicologico).
Non c’è un unico modo giusto o “completo” di affermarsi: ogni persona costruisce il proprio percorso, che è unico e merita rispetto.
È importante sottolineare che:
- Non tutte le persone transgender (trans) scelgono o hanno bisogno di passare attraverso tutte queste fasi.
- L’affermazione di genere è centrata sull’autodeterminazione e sul rispetto: riguarda il diritto di ogni persona di essere riconosciuta e trattata per ciò che è.
- Il termine “affermazione” è preferito a “transizione” perché mette l’accento sul rafforzamento positivo dell’identità, non solo sul cambiamento.
Per immedesimarsi, a volte non bastano solo spiegazioni teoriche. Bisogna entrare nella pelle, nelle sensazioni, nei pensieri di chi vive il percorso di affermazione dando voce a tutte quelle persone che lo hanno attraversato, ci sono dentro e parlano la stessa lingua. Penso sia fondamentale avere voci autentiche a disposizione.
Come si costruisce l’identità di genere?
È arrivato il momento di darti una panoramica passo passo a partire dall’infanzia per capirne meglio la sua evoluzione prendendo in considerazione fattori biologici, psicologici, sociali e culturali.
Fattori biologici:
- Genetica e ormoni prenatali: durante la gestazione, gli ormoni (soprattutto androgeni come il testosterone) influenzano lo sviluppo del cervello e delle caratteristiche sessuali. Non è ancora del tutto chiaro come questi fattori biologici influiscano sull’identità di genere, ma ci sono ricerche che mostrano connessioni.
- Strutture cerebrali: studi su scansioni cerebrali mostrano che alcune aree del cervello legate all’identità di genere sembrano più simili al genere con cui una persona si identifica piuttosto che al sesso assegnato alla nascita.
⚠ Nota importante: l’identità di genere non è riducibile solo alla biologia!
Sviluppo psicologico:
- Autocoscienza: già tra i 2 e i 4 anni, i bambini sviluppano un senso primario di sé, incluso il riconoscimento di essere “bambino” o “bambina” (o di non identificarsi pienamente in queste categorie).
- Consapevolezza di stabilità e costanza: crescendo, i bambini imparano che il genere non cambia solo perché cambiano i vestiti o le attività (es. una bambina che gioca con le macchinine resta una bambina).
- Sentimenti interni: il sentire di appartenere a un genere si rafforza nel tempo e non dipende necessariamente da ciò che gli altri dicono o vedono.
Fattori sociali (interazione con l’esterno)
- Famiglia: i primi messaggi sul genere arrivano dall’ambiente familiare (giochi, abiti, aspettative, linguaggio).
- Pari e scuola: successivamente, il contatto con amici, compagni, insegnanti rafforza o mette in discussione ciò che il bambino/bambina percepisce di sé.
- Media e cultura: libri, cartoni, film, social media offrono modelli e storie che influenzano la costruzione di cosa significhi “essere maschio”, “essere femmina”, o essere non-binario.
Aspetti culturali e storici (contesto più ampio)
- In alcune culture esistono riconoscimenti ufficiali di generi non binari (es. i Two-Spirit nelle popolazioni native americane, gli hijra in India).
- I significati sociali legati al genere cambiano nel tempo e nello spazio: ciò che oggi è considerato “femminile” o “maschile” può non esserlo stato nel passato o non esserlo in altre culture.
In generale, capire chi siamo nel nostro percorso di affermazione di genere è come affrontare un viaggio con Google Maps… solo che Google non sa bene dove stai andando, e tu hai inserito la destinazione “essere me stessə”, ma il segnale GPS fa le bizze. E ogni tanto parte pure la notifica: “Sei sicuro di voler lasciare il percorso tracciato?” Eh, magari sì.
Il percorso di affermazione di genere non è un quiz con le risposte giuste, non è un percorso standardizzato. È più simile a un puzzle di cui non hai l’immagine completa sulla scatola. Pezzo dopo pezzo, scopri che puoi incollarci sopra dei pezzi nuovi, cambiare i colori, inventare forme.
E no, non è detto che ci sia un momento preciso in cui esclami: “Ecco! Sono arrivatə, missione compiuta!” Perché l’identità è qualcosa che si costruisce e si ricostruisce continuamente, con pazienza, dubbi, errori, entusiasmi.
E se stai iniziando a porti delle domande, forse sei già più avanti di quanto pensi. Perché il solo fatto di ascoltarti, di non accontentarti delle etichette appiccicate dagli altri, è già affermare te stessə.
Quindi respira, sorridi (se ci riesci), e sappi che il viaggio della tua identità non ha bisogno di arrivare da nessuna parte per essere valido.
Per esplorare tutti gli articoli relativi al non binarismo, puoi visitare la sezione dedicata: Binarismo di genere.
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Laura Concardi