Una lettera – Frammento d’ordinario saffismo

La poetessa milanese Antonia Pozzi (1912-1938), in una vita di quiete apparente e di segreta sofferenza, ha lasciato versi, lettere, diari e innumerevoli fotografie che testimoniano il suo amore per la natura e il silenzio. Fra le sue lettere, ne compare una indirizzata a Vittorio (Sereni), in cui lei –notoriamente eterosessuale- parla d’un delicato sentimento femminile che le era ignoto:

saffismo

“ Pasturo, 20 settembre 1936

Caro Vittorio,
torno a scriverti questa sera con un po’ di calma per dirti che oggi, giù al tennis, ho visto la Isa (1) e che con mia somma gioia ho visto riconfermati tutti i migliori giudizi che io ho dato su di lei. È veramente una cara ragazza intelligente e bisogna proprio perdonarle alcuni brevi ‘errori di recitazione’ e qualche atteggiamento sbagliato. Sostanzialmente, è una personalità molto interessante, direi quasi eccezionale, e mi sembra di volerle sempre più bene. Sai che della vostra passeggiata, senza che io dicessi una parola, mi ha dato la stessa precisa versione che mi hai dato tu? Impossibilità di creare artificiosamente un’atmosfera –o meglio: di sostenere un’atmosfera creata artificiosamente –ritrovarsi delusi e smontati di fronte alla realtà dopo il lavoro d’immaginazione. Non abbiamo potuto dire di più. Ma mercoledì passerò tutto il pomeriggio da lei e potremo parlare. Ma la cosa sensazionale è questa: sai che cosa è venuta fuori a dirmi, spontaneamente, mezza ridendo, mezza nascondendosi con quella sua strana faccia ambigua? Che fra me e lei non si può parlare di amicizia e che per lei è un po’ come se fosse innamorata di me! Non è lo stesso discorso che ebbi a farti io a questo proposito? Ti assicuro che questa reciprocità, trattandosi di un sentimento tanto strano, mi ha molto colpita. Mi ha perfino detto che, quando mi vede, le viene una gran voglia che io la baci: e ti confesso che per me è lo stesso, cioè l’inverso: mi viene una gran voglia di baciarla. Di’ quello che vuoi: non mi è mai capitata una faccenda simile e ti assicuro che non ci capisco niente. Tanto più che, per quanto ambigua possa sembrare a raccontarla, la cosa non ha, nella mia intimità, niente di morboso: forse, per me è proprio come ti dicevo –l’idea che sia stata amica di Remo. (2) Ma per lei, come si spiega? Con questi problemi di complicata psicologia femminile, ti lascio…”

Un frammento d’ordinario saffismo.

Testo di Erica Eric Gazzoldi Favalli

(1) L’amica Isa Buzzoni.
(2) L’amico Remo Cantoni, con cui Antonia fu sul punto d’avviare una relazione.

La lettera è compresa in: Antonia Pozzi, Poesia che mi guardi, a cura di Graziella Bernabò e Onorina Dino, 2010, luca sossella editore, pp. 481-482

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