Zamel, un libro di formazione

Un libro di formazione è quello in cui la storia segue l’evoluzione del personaggio verso la maturazione, attraverso prove da superare.
Soltanto che qui il protagonista è l’amore e la storia di Aldo, Nabil e Edo, è funzionale al chiaro tentativo di liberarlo dalle catene culturali di stampo medioevale e religioso.
E di renderlo la misura della maturità civile di una società.

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Per questo motivo il racconto inizia dall’epilogo, tragico, e dalle sue conseguenze.
E procede, nella seconda parte, alla spiegazione delle ragioni della tragedia attraverso il fitto scambio di parole, via mail e non solo, tra Edo e Aldo.

Dando modo al lettore di riflettere su qual è il reale potere delle parole e sulla necessità di superare, una volta per tutte le definizioni.
É così che Franco Buffoni, l’autore,  trasforma una parola nobile, come lui stesso ci racconta nella sua bellissima intervista, in una parola cruda. Offensiva, Che uccide.
Ma chi sono Aldo, Edo e Nabil?

Zamel

Aldo è un cinquantenne romano ritiratosi a vita privata in Tunisia.
Edo un giovane attivista nel movimento LGBT per i diritti civili e va in vacanza in Tunisia.
Aldo vive la sua omosessualità in modo tradizionale, nascondendosi. E nella fuga esotica vede l’occasione di una nuova vita.

Edo, invece, è gay e lotta. Per i suoi diritti e per quelli di tutta la comunità LGBT.
I due si incontrano e trascorrono 7 giorni discutendo e confrontandosi. Ed Edo racconta del libro che sta scrivendo sulla cultura omosessuale.
Aldo è incuriosito e, forse, un po’ invidia l’amico per la sua libertà di pensiero ma lo liquida con un semplice, “il tuo comportamento destabilizza”.

Poco dopo la partenza di Edo, Aldo conosce il giovane Nabil con il quale intreccia una relazione.
Ne scrive via mail all’amico, e poco a poco si rende conto che il giovane lo ama davvero. Non lo disprezza. Come, in fondo, fa lui con se stesso e con gli altri.
E quando, dopo aver fatto l’amore con lui, Aldo chiama Nabil “zamel”, frocio in arabo, si scatena la tragedia.

Nabil si sente insultato.
E reagisce.
Violentemente.
Uccide Aldo.
Al delitto segue il processo e la condanna a 20 anni di carcere per omicidio a seguito di rapina.
Senza che Nabil si possa difendere.

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La potenza delle parole

É la parola “Zamel” ad aver ucciso.
Ma la corte non può comprendere.
Non capisce che quella parola è figlia di una cultura duale che divide. In cui esistono solo uomo e donna. E il resto c’è, ma non si dice.
Non se ne parla.

É stato così per Oscar Wilde, per Walt Whitman, Pasolini e molti altri di cui Edo parla ad Aldo.
Ma così non è per lo stesso Edo e non può più esserlo per nessuno.
Aldo e Nabil sono entrambe ad un passo dall’emanciparsi, ma la paura li rigetta indietro.
Aldo non può accettare l’amore di un uomo che non ama le donne, così come Nabil difende il suo onore accettando la condanna per omicidio e rinunciando a lottare.

Zamel non è un libro sull’omosessualità è un libro di formazione.
Il cui nucleo ruota intorno ai temi dell’amore, della sessualità e del desiderio.
Ma anche dell’identità.
Intesa, qui, come una costruzione culturale e sociale, falsa e ipocrita.
Tuttavia reale e attiva.

E’ il tentativo limpido e lucidissimo di mettere a nudo una società che si dichiara falsamente aperta al confronto e che, invece, ne contesta i principi rendendo la libertà di amare, anche in generale, solo un fatto apparente.
Ironico e graffiante, soprattutto contro questa società iniqua, violento e crudo, il libro ha anche il pregio di riportare l’attenzione sulla potenza delle parole.
E di quanto, queste, incombano, da sempre e per sempre, sul destino di ognuno.
Nel bene e nel male.

E anche in questo, si configura come quello che è, un libro di formazione.

 

Leggi anche: Zamel: significato e definizione

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