Strumenti di tortura femminile: uno scandalo di cui si deve parlare

Strumenti di tortura femminile: uno scandalo di cui si deve parlare. In questo articolo, i dettagli di questo scandalo.

Strumenti di tortura femminile

Strumenti di tortura femminile: dal Sociale all’esclusivo. Uno scandalo ancora attuale

La storia ci insegna che le popolazioni nel tempo hanno sempre usato strumenti nella messa in atto delle rappresaglie contro i nemici interni o esterni alla società, con strumenti concreti o psicologici.

Sia gli strumenti di tortura femminile che le dominazioni attuate hanno sempre avuto una radice a dir poco ingegnosa sia nella progettazione che nell’attuazione, oltre il confine delle più sfrenate fantasie edoniste.

Mai però tale fantasia ha raggiunto il proprio apice come con le torture ed i relativi strumenti di tortura utilizzati per “educare” le Donne nella storia.

Prima della religione, prima del patriarcato: equilibrio tra società e natura attraverso le Donne. Quando non c’erano torture

Abbiamo molti indizi che ci vengono dal passato e che ci parlano di una religione delle origini dedita alla venerazione della Natura e della Dea Madre della Fecondità.

Abbiamo anche indizi di svariate popolazioni dove la società, sebbene non propriamente matriarcale, fosse basata almeno sulla matrilinearità.

Una società forse non diffusa in tutto il mondo e relegata a poche nicchie più evolute socialmente, dove le Donne avevano una rilevanza sociale quantomeno in situazioni di necessità e comunque una certa parità di diritti.

Ad un certo punto nella storia, laddove erano presenti società matrilineari, le invasioni da parte di popoli conquistatori, hanno sostituito l’equilibrio di questa specifica collettività con la più basale organizzazione del patriarcato.

Patriarcato portato avanti mediante teorie religiose monoteiste volte a prevalere sulla Dea Natura per fare posto ad una Divinità di Genere con l’obiettivo di declassare la Donna a ruoli sempre più subalterni e sottomessi e mortificarne la sottile intelligenza.

Tra potere e paura: le Donne e la remissività nella società e nella famiglia antica. La tortura della sudditanza

Nella società patriarcale antica la Donna era doverosamente educata ad obbedire e ad adeguarsi irreprensibilmente a canoni prestabiliti dagli uomini.

La credenza allora in voga era che la Donna fosse fragile e poco resistente e che fosse comandata e soggiogata dai propri organi interni. Nella fattispecie si credeva che fosse schiava del proprio utero.

Doveva quindi essere controllata ed guidata da chi era più forte di lei e posta sotto una tutela maschile sia amorevole che autoritaria.

Ovviamente utilizzando tutti i mezzi possibili di “persuasione”. La “persuasione” più semplice, diretta e quindi amorevole era l’educazione a modelli specifici da seguire.

Maria vergine per le monache, Eva la madre per le spose, l’Amazzone per l’anziana fidata e silenziosa.

strumenti di tortura alle donne

Tra potere e paura: le Donne e le loro prigioni, la tortura del controllo

Normalmente le Donne erano relegate nei ginecei dei castelli o dei palazzi, dove vivevano chiuse come in una prigione in compagnia delle proprie madri, sorelle, nutrici, figli ancora in tenera età e dove il marito compariva per le sue “visite”.

Questo per le Donne Nobili, ma sorte migliore certo non era concessa alle popolane che, anche se utilizzate nel lavoro per la famiglia e comunque “libere” di uscire dalle mura domestiche, erano comunque proprietà dei loro mariti.

Gli strumenti di Tortura femminile: tutti i particolari sconcertanti di tale pratica

Argomento assai controverso a causa di false notizie e di una tematica portata all’estremo per scopi puramente propagandistici, è comunque certo che la pratica della tortura veniva messa in atto nell’antichità come punizione fisica legittimata e realizzata per correggere comportamenti non consoni alle regole della società di allora.

La tortura femminile, quella che noi oggi definiamo tortura, prima era percepita soltanto come strumento di punizione e veniva messa in atto al minimo sentore di disubbidienza o di abiura.

E gli strumenti impiegati per correggere le Donne ritenute indisciplinate, fedifraghe o ritenute tali erano tanto brutali quanto efficaci .

Gli strumenti di Tortura femminile: alcuni esempi pratici

1. Briglia di Scold

La Donna parlava troppo? Si riteneva che fosse falsa e bugiarda e che mettesse in giro false dicerie? Ecco allora l’invenzione della “Briglia di Scold” una gabbia di metallo a forma di casco che veniva messa sulla testa delle Donne e che aveva, all’altezza della bocca, un pezzo di ferro che le veniva inserito dentro e che provocava tagli e lacerazioni al minimo movimento della lingua.

2. Il violino di Shrew’s

Se la Donna era troppo litigiosa poteva essere utilizzato il “Violino di Shrew’s”, una placca di legno dove la Donna poteva essere incastrata per il collo e con le mani serrate all’altezza delle spalle, sia da sola che con un’altra Donna con cui magari aveva un litigio in atto.

Veniva o venivano poi fatte camminare avanti e indietro esposte alla folla.

3. Il Cucking Stool

Se invece si riteneva che la Donna avesse una cattiva condotta sessuale (attenzione ancora non si parla di tradimento per il quale la Donna pagava con la vita) allora la malcapitata veniva fatta sedere su questa poltrona di legno, il “Cucking stool” o “Sgabello del pentimento”.

Il “Cucking stool” aveva un’apertura nel centro della seduta, ed esposta alla folla da cui veniva presa di mira probabilmente con il lancio delle feci o di pietre.

4. Il Ducking Stool

La diretta evoluzione del “Cucking” era il “Ducking stool”, composto dallo stesso “Sgabello” ma con l’aggiunta di una prolunga di legno a cui veniva agganciato tramite catene.

Il bilanciamento serviva per immergere la Donna in acqua per “calmarle i bollenti spiriti”.

Le immersioni alle volte erano così tante e ripetute con tempistiche frenetiche che le Donne ne restavano affogate.

5. Pratica del Thewe

Le Donne che facevano pettegolezzi, che litigavano coi vicini o che venivano scoperte a fare sesso fuori dal matrimonio, venivano rinchiuse in un un arnese chiamato “Thewe” che bloccava il collo e le mani.

Le malcapitate così  imprigionate venivano lasciate alla mercé della folla.

6. Mantello dell’ubriaco

Il “Mantello dell’ubriaco” era una botte di legno dove venivano rinchiuse le Donne e portate in giro per la città

7. Taglio del naso

Il tradimento, o comunque il presunto tradimento, invece veniva punito con il taglio del naso, pratica non mortale in sé sul momento ma le cui conseguenze potevano essere fatali e portare alla morte per infezione e setticemia.

Senza contare le svariate torture punitive messe in atto senza l’utilizzo di strumenti particolari, come “La camminata della vergogna”, la “Marchiatura a fuoco”, ed ovviamente il “Rogo” o “Affogamento” quando si era in odore di stregoneria.

tortura femminile

Strumenti di tortura femminile nel tempo: strumenti reali e strumenti irreali

Le Donne sono state quindi nel tempo soggiogate a svariati gradi di repressione tramite strumenti di tortura femminile e poste al pubblico ludibrio sotto tortura stessa a seconda del grado di gravità della circostanza indotta.

Strumenti inverosimili, generati da menti dedite a scovare la punibilità in ogni dove a scapito della rispettabilità della Donna.

Strumenti materiali e strumenti di asservimento il cui scopo era appunto domare e fare in modo che la forza della Donna non emergesse davanti a nessun cospetto.

Ancora oggi le Donne sono assoggettate. Assoggettate a tante troppe dinamiche instillate fin dalla più tenera età e di cui non solo non ci rendiamo conto ma di cui è anche quasi impossibile scardinarne le radici.

Ancora oggi la nostra cultura impone a noi Donne di attenerci a canoni e regole che per noi sono naturali e che soltanto un percorso lungo, sofferente e fortemente motivato potrebbe scardinare.

Se solo ce ne rendessimo conto.

Le torture purtroppo non sono finite, sono solo cambiate.

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