All’interno della comunità LGBTQ+ è possibile trovare numerose definizioni e distinzioni identitarie interne che nel corso degli anni hanno partecipato nella caratterizzazione dell’immagine della comunità stessa, soprattutto agli occhi di chi non ne fa parte. Tra queste identità caratterizzanti una delle più iconiche e famose è sicuramente quella delle lesbiche butch, dall’inglese “maschiaccio”.
Le lesbiche butch si inseriscono all’interno delle varie declinazioni del lesbismo, come anche, ad esempio, le lesbiche femme o le lesbiche chapstick, e si differenziano per un tipo di atteggiamento e di abbigliamento più tipicamente “mascolino” (secondo la definizione socialmente comune del termine).
Il termine “butch”: significato e definizione
Il termine “butch”, che ad oggi sta appunto a significare “maschiaccio” o “mascolino”, deriverebbe dall’inglese butcher, “macellaio”, termine utilizzato nello slang statunitense dell’inizio del XX secolo per riferirsi a dei ragazzi grezzi e solitamente impegnati in lavori manuali. Inoltre, secondo alcune interpretazioni, il termine si rifarebbe in parte anche allo stile del famoso bandito americano Butch Cassidy (1866-1908) e alla fascinazione nei confronti di questo personaggio. Questo termine, inizialmente affibbiato a questa parte della comunità in senso dispregiativo, è stato invece, come spesso accade, riappropriato dalla comunità stessa per renderlo parte integrante della propria identità.
La storia delle lesbiche butch
Definizioni come quelle di “butch” e di “femme” all’interno della comunità lesbica vanno fatte risalire alla prima metà del XX secolo e specialmente al contesto omosessuale degli Stati Uniti, in cui diventano particolarmente popolari luoghi di ritrovo per la comunità come bar e altri tipi di locali e in cui inizia a svilupparsi un senso identitario più definito per i membri della comunità stessa. Nel corso degli anni, nonostante le discriminazioni e i vari osteggiamenti da parte dei politici governanti – specialmente se si pensa a periodi storici come quello del maccartismo degli anni ’50, caratterizzato da una repressione quasi paranoica di persone ed elementi considerati affini al comunismo sovietico – la comunità delle lesbiche butch riesce sempre più a far valere la propria identità e la propria modalità di espressione della stessa. Grazie anche al lavoro di questa parte della comunità lesbica, diventa infatti sempre più accettato da parte della società vedere persone che sfidano il binarismo di genere con la propria estetica, e non solo. Grazie agli studi femministi e di genere della seconda metà del XX secolo, come ad esempio i lavori imprescindibili della studiosa femminista Judith Butler, si è inoltre creato un interessante dialogo sulle questioni di genere e di espressione di genere all’interno della comunità LGBTQ+ e, di rimando, anche nel contesto delle lesbiche butch.
Lo stile e le icone butch: differenze
Lo stile delle lesbiche butch si caratterizza solitamente per dei capelli corti e dei vestiti, generalmente jeans e magliette, larghi e sformati. Non è raro, inoltre, aggiungere accessori quali catene, bandane o cappellini da baseball, mentre come scarpe sono preferite sneakers o scarponcini. Alcune lesbiche butch che negli ultimi anni sono diventate vere e proprie icone per la comunità sono la stessa Judith Butler, la musicista k.d. Lang, la sportiva Megan Rapinoe e le attrici Jane Lynche e Lea DeLaria.
L’importanza delle lesbiche butch
Essere una lesbica butch significa attivamente sfidare le comuni definizioni del binarismo di genere tramite la propria espressione personale. Ciò dà un’importantissima spinta alla riflessione di genere e fornisce all’intera comunità LGBTQ+ un punto di riferimento, una testimonianza attiva che si può essere se stessi a prescindere dagli standard e dai limiti imposti dalla società. Vari gruppi di lesbiche butch, inoltre, si sono da sempre distinti per un fervente attivismo e impegno nelle lotte portate avanti dalla comunità.
