In un mondo dove la violenza di genere continua a essere una piaga sociale, comprendere il vero significato del consenso sessuale diventa un atto rivoluzionario. Scopriamo insieme il potere di un “sì” consapevole attraverso la storia di chi, come Artemisia Gentileschi, ha trasformato il dolore in arte e ribellione.
Il consenso sessuale all’interno del dibattito sulla violenza sulle donne
“No vuol dire no.” Una frase semplice, quasi banale nella sua evidenza. Eppure, quanto spesso viene ignorata, fraintesa o deliberatamente calpestata?
Nel complesso dibattito sulla violenza di genere, questa affermazione rappresenta un principio fondamentale e non negoziabile: il consenso sessuale è la base di ogni relazione intima rispettosa.
Ma perché questa consapevolezza è così cruciale nel contesto della violenza sulle donne? Immaginate
una tela bianca. Ogni pennellata rappresenta un’interazione, una scelta.
Se una mano viene forzata, il disegno non è più espressione libera, ma un atto di sopraffazione. Allo stesso modo, un atto sessuale
privo di un consenso esplicito, entusiasta e continuo è una violazione, un’usurpazione dell’altrui corpo e volontà. Non bisogna, quindi mai dimenticare che, senza un consenso esplicito, entusiasta e
continuo, il sesso diventa violazione.
Il consenso non è assenza di “no”, ma presenza attiva di “sì”. Non è silenzio, non è timidezza forzata, non è un “forse” speranzoso. È una dichiarazione chiara, verbale o non verbale, comunicata liberamente e revocabile in qualsiasi momento.
Artemisia Gentileschi: quando l’arte diventa resistenza
Pensate ad Artemisia Gentileschi, pittrice seicentesca di straordinario talento, ma anche eroina suo malgrado. Vittima di stupro, non si lasciò annientare dal trauma. Portò il suo aggressore in tribunale, affrontando umiliazioni e scetticismo, affrontando un processo umiliante in cui fu sottoposta persino
alla tortura per “verificare” la veridicità della sua testimonianza, ma con la forza di chi sa di aver
subito un’ingiustizia. Le sue tele vibrano di una potenza femminile inedita: donne forti, determinate,
che brandiscono spade e rivendicano la propria dignità. Artemisia non dipinse solo quadri: dipinse la sua ribellione, la sua sete di giustizia, diventando un simbolo ante litteram della lotta contro la
violenza di genere.
Artemisia Gentileschi non si lasciò definire dalla violenza subita. La sua risposta non fu silenzio, ma
creazione. Le sue tele ci parlano ancora oggi con una potenza sconvolgente: donne forti, determinate, che brandiscono spade e rivendicano la propria dignità. La sua Giuditta che decapita Oloferne non
è solo un capolavoro barocco, ma un manifesto di ribellione femminile.
Artemisia non dipinse solo quadri, dipinse la sua voce. Ogni pennellata era un grido di giustizia,
ogni opera un atto di resistenza contro una società che voleva ridurla a vittima silenziosa.
Un diritto assoluto, una conquista continua
La storia è costellata di figure che, con coraggio e determinazione, hanno contribuito a spostare l’ago
della bilancia verso il riconoscimento dei diritti e della dignità delle donne.
Da Olympe de Gouges, che, nel pieno della Rivoluzione Francese, osò scrivere la Dichiarazione dei diritti della Donna e della Cittadina, sfidando un’epoca che relegava il genere femminile a un ruolo
subalterno, a Rosa Parks, il cui rifiuto di cedere il posto sull’autobus divenne una scintilla per il movimento per i diritti civili, fino alle attiviste contemporanee che quotidianamente combattono
contro stereotipi e violenze.
Come disse Simone de Beauvoir:
Non si nasce donna, si diventa.
Questa frase potente racchiude
l’idea che il genere non è un destino biologico, ma una costruzione sociale e culturale. La lotta per il consenso sessuale è intrinsecamente legata alla decostruzione di questi stereotipi, che spesso normalizzano la prevaricazione maschile e colpevolizzano le vittime.
In Italia, qual è l’età del consenso sessuale nel Codice Penale?
In Italia, il concetto di consenso sessuale è regolamentato dal Codice Penale, che stabilisce l’età del consenso a 14 anni. Tuttavia, l’articolo 609-quater prevede un importante innalzamento a 16 anni
quando:
• La persona offesa è minorenne;
• L’autore del reato è un ascendente, genitore o tutore;
• Esiste una relazione di autorità o cura tra l’autore e il minore.
È fondamentale sottolineare che, indipendentemente dall’età, qualsiasi atto sessuale senza consenso costituisce violenza. La vulnerabilità dei minori riceve una protezione speciale, riconoscendo la loro limitata capacità di esprimere un consenso pienamente libero e informato.
Parole che risuonano come un invito all’azione. Il silenzio non è mai stato uno scudo efficace contro l’ingiustizia. È tempo di dare voce a chi l’ha persa, di costruire una cultura in cui il consenso sia
la norma, non l’eccezione.
Oltre il “no”: costruire una cultura del consenso sessuale
Quattrocento anni dopo, l’eredità di Artemisia Gentileschi continua ad ispirarci. Il suo percorso ci
insegna che anche dal dolore più profondo può nascere forza e determinazione.
La sua storia è un monito: la violenza sessuale non è una questione privata, ma un problema
sociale che richiede una risposta collettiva. Come Artemisia trasformò la sua esperienza traumatica in arte rivoluzionaria, così possiamo trasformare la nostra indignazione in azione concreta.
Come disse Audre Lorde:
Il silenzio non ti proteggerà.
Solo quando ogni “sì” sarà un’affermazione di libertà e ogni “no” un confine inviolabile,
potremo onorare veramente l’eredità di tutte coloro che hanno lottato per un futuro più giusto e
rispettoso.
Silvia Guarneri
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