Signorini e l’aborto: l’ennesima dichiarazione di cui non avevamo bisogno.

Alfonso Signorini è contrario all’aborto.
(E a noi purtroppo deve interessare)

Così, già per come è scritta, questa frase riassume la pochezza che spesso riesce a risiedere e, purtroppo, a manifestarsi in alcune persone e, soprattutto, attraverso certi canali mediatici con un potere di ritorno ancora troppo grande.

Questa, che tanti chiamano una semplice opinione, purtroppo deve interessarci.
Questa, che per alcuni rimane un’idea, un libero sentire e basta, è in realtà una condanna.

Sale sul patibolo, ogni volta in cui si sentono/si leggono parole simili, la libertà delle donne di decidere del proprio corpo. Si pone, come fosse un giro di perle, il cappio al collo ad un’intera categoria per il semplice piacere di parlare, di dire la propria.

Aborto e interruzione di gravidanza

“Difendo la libertà di pensiero”,
la replica di Signorini alle critiche di questi giorni.

Ma qui, “caro” Alfonso, non si tratta di libertà di pensiero, né di libertà di espressione (come invece ha spiegato il conduttore nelle dichiarazioni successive a quella fatta in prima serata durante il GF VIP),
e questo per il semplice fatto che non può esserci alcuna libertà in una dichiarazione che vuole negarne un’altra. Questo mai.

La realtà è che, in un momento storico come il nostro, in cui proprio in questi giorni si vede negata la disponibilità del proprio corpo alle donne polacche, alle donne americane, alle donne e basta, dichiarazioni simili non sono semplicemente da condannare, ma sono da riconoscere per ciò che sono: sintomi di un tempo malato, infetto.

Una società nella quale, ad oggi, non è ancora garantita la possibilità di abortire e di farlo in sicurezza, nel rispetto della decisione (sofferta o meno) di una persona, è una società che vuole arginare la determinazione di sé delle donne, che vuole comprimere la sfera di diritto e di salute, fino ad assoggettarla alla propria “moralità”, fino a farla scomparire.

Aborto in Italia: quando il diritto alla salute c’è ma non si pratica.

Non serve cercare nel mondo esempi di questa dittatura sanitaria (stavolta effettiva e non di matrice complottista) quando basta guardare dentro casa propria: in Italia gli obiettori di coscienza negli ospedali pubblici sono l’82,8% e questi sono dati diretti dell’ultima relazione del ministero della salute in riferimento all’attuazione della Legge 194/78
(relazione ministeriale di attuazione della legge 194/78 tutela sociale e interruzione volontaria di gravidanza dati 2019 e preliminari 2020).

Interruzione di gravidanza

Questo dato fotografa un’oppressione, coglie l’immagine di tutti i dolori propri delle donne non assistite, ferite e umiliate (nella migliore delle ipotesi) da personale medico e sanitario pubblico.
Un aborto negato è un aborto che diventa clandestino, è una pratica e una sofferenza che
va a consumarsi in ambulatori non autorizzati, nelle case delle stesse “vittime”, spesso attraverso mezzi di fortuna.

Ogni aborto negato è una donna che rischia la vita. E questo ancora non basta.

Questo dato, tra l’altro, è riassunto nelle proposte legislative che vediamo proposte ed accettate nel mondo (basta infatti dare uno sguardo alla situazione attuale della Polonia, del Texas), nelle parole dei politici che vogliono mettere le mani sui corpi delle donne, nelle dichiarazioni di un presentatore che si nasconde dietro la libera espressione.

“Noi contrari all’aborto in ogni sua forma, compreso quello dei cani.”

Queste sono le esatte parole pronunciate dal conduttore nella puntata andata in onda lo scorso 15 novembre sulla rete mediaset e, con molta probabilità, risuonate all’interno di tante case italiane e
arrivate alle orecchie di molte, moltissime persone.

Far passare questo tipo di messaggio come normale, in prima serata o in ultima,
alimenta un substrato di controllo e violenza che serpeggia e, silente, si spande tra una ripresa trash e un applauso, tra finti drammi orchestrati in uno studio televisivo e dichiarazioni aberranti.

l'esperienza dell'abortol'esperienza dell'aborto

Alimenta, questo messaggio, anche la paura, la vergogna.
Accresce lo stigma dell’aborto.
Per questo anche la dichiarazione di Signorini deve interessarci.
Per questo, poi, dobbiamo fare in modo che su quel patibolo inizino a salirci gli aguzzini, gli oppressori benpensanti e non le donne che, liberamente ed in piena coscienza, dispongono dei propri corpi.

Signorini è contro l’aborto e noi, liberǝ nel pensiero e nell’espressione, siamo contro di lui.

Giovanna Conte

per altro sul tema libero e tutelato

 

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