Séraphîta: oltre il binarismo, una spiazzante perfezione

Séraphîta (1835) è un romanzo di Honoré de Balzac poco noto. In effetti, non è di facile lettura. La pesantezza dei suoi discorsi mistici non è diminuita neppure dalla piccola mole del libro. Tuttavia, abbiamo voluto leggerlo lo stesso, perché ha una particolarità che ci riguarda: lə protagonista è contemporaneamente uomo e donna ed è amatə allo stesso tempo da un uomo e da una donna.

séraphîta

Lə conosciamo inizialmente come Séraphîtüs, perché è maschio agli occhi di Minna: una giovane norvegese che lui sta guidando verso l’inarrivabile cima del Falberg. Si comprende bene che lei è innamorata di questo adolescente dalla forza e dalla maturità non comuni. Ma lui, pur dispiaciuto di non poterla contraccambiare, le ricorda che non può essere il suo compagno. I suoi obiettivi per sé e per il loro rapporto sono altri.

Allo stesso modo, non può diventare la donna di Wilfrid, un uomo combattivo e sanguigno dal passato non molto limpido. Lo vediamo nel capitolo successivo, in cui Séraphîtüs si manifesta come Séraphîta. Non è una persona diversa: sono diversi gli occhi che lə guardano. Questa figura così eterea, misteriosa, con conoscenze e pensieri inspiegabili in unə adolescente che non ha mai abbandonato il castello avito non è nemmeno un essere umano.

Alle origini del romanzo

Il romanzo nacque su richiesta di Madame Éveline de Hanska, a cui Balzac dedica l’opera. A lei si deve l’impronta mistica della storia, in cui l’angelo Séraphîta lotta per tornare al cielo. Dopo digiuni, notti d’ossessione e un’interminabile malinconia, quale sarà la prova definitiva? Forse amare un uomo e una donna d’amore puramente ideale?

Questa figura deve molto alle teorie sull’amore del Simposio platonico, in cui l’eros è una forza che mira a ricostruire l’interezza originaria degli esseri umani. Deve molto anche alla ricerca alchemica della Rebis, la sostanza perfetta e incorruttibile rappresentata sotto forma di una persona ermafrodita.

Séraphïta, in quanto creatura celeste, realizza in sé questo perfetto superamento della dualità sessuale. Le relazioni sentimentali comunemente intese non lə interessano, perché è strutturalmente adattə solo a un amore che si proietta al di fuori della realtà materiale.

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Chi è per noi Séraphîta?

La natura puramente ideale di Séraphîta lə rende inadattə a fungere da modello in cui rispecchiarsi. Può anche risultare poco simpaticə nella sua perenne aura di perfezione e di distacco. Le sue dissertazioni su Dio e sulle cose celesti, poi, sono prolisse e fumose ai limiti della sopportazione.

Eppure, si trova a buon diritto su questo sito. Perché mostra come la pretesa dualità dei sessi e dei generi possa anche essere un limite che allontana l’essere umano dalla propria vera essenza, o dalla vera essenza di un’altra persona. Minna è “troppo donna” e Wilfrid è “troppo uomo” per comprendere Séraphîta. Non comprendono nemmeno se stessi e la strada giusta per loro. Potranno farlo solo dopo essersi confrontati con questo essere non binario, meraviglioso nella sua “diversità” di androgine. Nessunə di noi può essere Séraphîta; ma chiunque può imparare qualcosa su di sé, incontrando il suo mistero.

Erica “Eric” Gazzoldi

 

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