Grassofobia: parliamone

Cos’è la grassofobia

Diciamocelo: nonostante la giovane età della parola, la grassofobia esiste da almeno un secolo, da che esistono i mass media.  A dispetto di quanto si crede comunemente, per grassofobia non si intende solo l’odio nei confronti delle persone in forte sovrappeso od obese.  In realtà si tratta di un odio più radicale che si rivolge verso qualsiasi “morbidezza” del corpo: è infatti odio del grasso in sé, dell’adipe e, di conseguenza, paura d’ingrassare.

grassofobia: persona che si misura il girovita

Il fat talk: una brutta abitudine

Il cosiddetto fat talk è uno dei sintomi della grassofobia. In psicologia viene definita “fat talk” l’abitudine (soprattutto femminile) di autodenigrarsi parlando male del proprio fisico davanti ad altre persone, nella speranza di essere rassicuratə del contrario:

– “Sono grassa.”
– “Ma cosa dici! Stai benissimo! Guarda me piuttosto!”

Alla base del fat talk ci sono spesso componenti emotive e psicologiche, e prendersela con il corpo è la via più semplice per sfogare sentimenti di rabbia, vergogna e tristezza. Secondo uno studio dell’Università del Wisconsin-Madison (2011), il fat talk è associato a una forte insoddisfazione per il proprio corpo e all’internalizzazione di ideali irrealistici di magrezza. Questi ideali sono irrealistici perché incompatibili con l’IMC, ovvero l’Indice di Massa Corporea. Secondo l’Indice, una persona alta 1,70 m ha un pesoforma compreso tra 60-70 kg, eppure questo peso è spesso considerato “troppo”. Il fat talk è infatti nocivo perché rafforza ideali irrealistici, rende difficile l’accettazione del proprio corpo e incide negativamente sulla nostra percezione del giudizio altrui.

L’immagine: causa della grassofobia

La causa di questo rapporto insano con il corpo e il suo grasso naturale è da ritrovare nella trasformazione che l’umanità postmoderna ha subito: da homo sapiens, siamo diventati homo videns, cioè “persone che guardano”. Ciò significa che il mondo è diventato un’immagine che le persone devono guardare e interpretare. Ma come funziona questa interpretazione? La mente umana funziona per rappresentazione simbolica, che viene guidata dalla cultura. Ma verso quale rappresentazione ci ha orientatə la società consumistica? La risposta è: a ideali irrealistici di bellezza e prestazione! Così, la preoccupazione per la bellezza interessa di più le donne, mentre gli uomini sono più preoccupati per la prestazione, che anch’essa trova la massima espressione in un fisico palestrato.

Con una società che per un secolo ha rappresentato se stessa attraverso l’immagine della bellezza, della magrezza, dell’igiene, della salute e dell’efficienza, chi ne fa parte non può permettersi di essere bruttə, grassə, sciattə, malatə o pigrə. Inoltre, le aziende non fanno altro che rafforzare questi ideali, martellandoci con spot pubblicitari che vogliono venderci gli “strumenti” per raggiungerli. È infatti questo il loro messaggio: “così come sei non vai bene, ma noi abbiamo la soluzione.”

Come ci fa notare Umberto Galimberti, in un mondo dominato dalla scienza medica la morte per vecchiaia è diventata un dovere. Di conseguenza, tutto ciò che minaccia la vita e la salute è considerato qualcosa di inconcepibile. Ma a questo punto ci troviamo di fronte a un paradosso: condurre una vita sregolata e consumarsi per il troppo lavoro è socialmente accettato, mentre avere una dieta sregolata no. La nostra è infatti una società di contraddizioni, che fa di stakanovismo, alcol e sigarette uno status symbol, ma rende uno stigma e un crimine imperdonabile avere dei chili in più.

lesbiche formose

Ragazze “grasse”: il peso è uno stigma per le donne

Come abbiamo già detto, la grassofobia colpisce tuttə quantə, ma è d’obbligo specificare che il fenomeno riguarda soprattutto le donne. La cosa drammatica è che non esistono mezze misure: una donna, infatti, non può permettersi né di essere in sovrappeso, né di avere “rotolini”. Nonostante il girovita di una donna normopeso sia di circa 80 cm, centinaia di aziende utilizzano come icona dei loro prodotti snellenti modelle con meno di 70 cm di girovita! Per di più, le aziende di abbigliamento chiamano taglia L (large) un girovita di 80-84 cm, che in realtà è nella norma!

Prendiamo ad esempio i film e le serie: se vediamo dei personaggi femminili mangiare, che cosa mangiano? Molto spesso insalate, perché sono sempre a dieta, oppure, nei film più recenti, enormi beveroni verdi. Poi ci sono le immancabili protagoniste alternative, quelle che mangiano con gusto un hamburger con patatine fritte davanti a una meravigliata controparte maschile che dirà: “Tu non sei come le altre!”. No, certo, però lei rimane magrissima e bellissima, quindi è tutto lecito. E se quello stesso pasto l’avesse mangiato una ragazza grassa? Beh, la scena sarebbe stata rappresentata come uno spettacolo rivoltante.

Ma torniamo un attimo ai giorni nostri: ricorderete tutti la Boiler Summer Cup, un mix disgustoso di cyberbullismo, misoginia, body shaming e grassofobia. E questo è solo uno dei tanti modi che vengono inventati ogni giorno per rendere un inferno la vita delle donne formose o sovrappeso.

Ragazze e donne formose e “grasse”: quando una condizione personale è un problema di tuttə

Grazie all’attivismo e alla corrente body positivity, oggi le persone grasse trovano più spazio di rappresentazione non solo nel cinema, ma anche negli spot pubblicitari (assorbenti, abbigliamento, intimo). Però, nonostante la positività di queste iniziative, l’opinione pubblica rimane sempre divisa in due fazioni. Vedere su uno schermo (che sia di una tv o di uno smartphone) un corpo grasso diventa quasi un insulto ai valori della società stessa. Questi valori comprendono da un lato la bellezza, la magrezza, l’igiene, la salute e l’efficienza, ma dall’altro lato anche la vergogna di non essere all’altezza di tali ideali. Infatti è proprio il desiderio di raggiungere questi status ad alimentarli.

“La vergogna, cioè la profanazione della propria autostima, costituisce l’humus ideale per il proliferare dei germi depressivi, nel segno di una complessiva cultura narcisistica, […] senza apertura all’alterità, senza riconoscimento, scoperta, dialettica del confronto.”

(Fabio Gabrielli)

Per questo motivo l’esibizione orgogliosa di un ventre morbido diventa un problema di tuttə. Il meccanismo che viene a innescarsi nella mente delle persone grassofobiche è infatti questo: “perché non prova vergogna? Invece dovrebbe, e sarò io a farglielo capire!”. Così abbiamo sia persone aggressive che  riempiono di insulti la vittima, sia persone più moderate che fanno leva sul senso di colpa, con i loro commenti salutisti:

“Va bene la libertà, ma attenzione: la salute prima di tutto. Con la salute non si scherza!”

Il tutto da parte di persone che si improvvisano medici per fare diagnosi a persone che nemmeno conoscono. Convinte di “fare del bene”, queste persone non fanno che sprecare ORE della loro vita sui social a dispensare consigli non richiesti a sconosciutə! Incuranti e sordə davanti alla sofferenza che i loro insulsi commenti causano. Seriamente, ma cosa ve ne importa?

 

Grassofobia: ancora una volta il male gaze

Oltre all’evergreen della cattiveria femminile, insulti e commenti inopportuni (e non richiesti) da parte di uomini rientrano sempre in quella cultura che fa delle donne oggetti di contemplazione maschile. Questa convinzione che il corpo delle donne esiste solo per compiacere lo sguardo maschile (male gaze) è talmente radicata nella maggior parte di noi, uomini e donne, che nemmeno ce ne rendiamo conto. Quando un uomo scrive a una donna un insulto, un apprezzamento o un “consiglio” sul suo aspetto, sta in realtà ponendo quella donna al centro di una propria fantasia sessuale. Per questo motivo è inopportuno scrivere/dire:

“Hai un viso carino. Se dimagrissi saresti bellissima.”

“La donna deve essere formosa. Mi piace un po’ di carne sulle ossa.”

Soprattutto nei confronti di una donna che non aveva l’intenzione di attirare su di sé commenti di questo tipo. Non ci possiamo semplicemente arrendere all’idea che gli uomini troveranno sempre una ragione per sessualizzare le donne o le persone con un aspetto femminile. C’è bisogno di cambiamento!

Sei grassofobicə se…

Ci auguriamo che questo articolo sia stato utile per stimolare una riflessione costruttiva sull’argomento. Purtroppo la grassofobia è un atteggiamento così interiorizzato che a volte non ci rendiamo nemmeno conto di averlo. Ora rifletti un po’ su te stessə: se fai anche solo una di queste cose, dovresti sforzarti di cambiare prospettiva; è una cosa che va a beneficio di tuttə, anche tuo!

  • Aggredisci le persone sovrappeso.
  • Bullizzi le persone sovrappeso.
  • Insulti le persone sovrappeso quando le incontri per strada.
  • Insulti le persone sovrappeso sui social.
  • Deridi le persone sovrappeso (anche alle spalle).
  • Dispensi “consigli salutisti” non richiesti a persone sovrappeso o curvy.
  • Fai fat talk.
  • Ti infastidisce vedere persone sovrappeso o curvy in tv.
  • Pensi che le persone sovrappeso o curvy dovrebbero vergognarsi del proprio aspetto.
  • Non capisci cosa possa trovarci una persona magra in una sovrappeso.
  • Ti lamenti se un personaggio pubblico ingrassa.
  • Provi le diete più assurde/esercizi di crossfit per eliminare i “rotolini” (invece di consultare unə nutrizionista).
  • Pensi che avere qualche chilo in meno sia meglio, nonostante tu sia normopeso.
  • Pensi che indossare taglie più piccole sia più attraente.
  • Noti ogni variazione di peso nel fisico di una persona (e nel tuo).
  • Apprezzi la perdita di peso.

Leggi anche Grassofobia e Fat Studies

Leggi anche: Donne e ragazze formose e curvy, lesbiche e non: pregiudizi

Foto di RODNAE Productions: pexels.com/it-it/foto/occhiali-da-sole-donna-interni-in-posa-7239926/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *