Causa della morte: violenza ostetrica

Violenza ostetrica: se chiedessimo a chiunque di descrivere la violenza lo farebbe tramite parole forti e una narrazione rivolta perlopiù all’aspetto fisico del fenomeno.
Si parlerebbe di violenza sulle donne, sulle minoranze, violenza intesa come guerra o conflitto, violenza come bullismo.
Se chiedessimo che cos’è la violenza ostetrica, però, solo poche persone saprebbero rispondere.

violenza ostetrica

Violenza ostetrica: cos’è?

Per “violenza ostetrica” si intendono tutti gli abusi (fisici, verbali, psicologici) che vengono perpetrati dal personale sanitario nell’ambito delle cure ostetrico-ginecologiche.

Nella maggioranza dei casi queste violenze accadono durante il parto, ma non è raro trovarle anche durante la gravidanza stessa. Capita che si verifichino in momenti delicati quali l’interruzione di gravidanza o durante le classiche visite di routine, specialmente nei confronti di chi convive (consciamente o meno) con patologie croniche correlate alla sfera ginecologica (endometriosi e vulvodinia, per citarne alcune). Può colpire chiunque si rivolga ad unə specialista nel campo della ginecologia e/o ostetricia.

E’ una forma di violenza poco conosciuta in Italia: manchiamo di informazione, formazione e leggi che prevengano e contrastino questo fenomeno.

Violenza ostetrica o morte bianca?

L’ultimo caso di violenza ostetrica finito sotto ai riflettori è quello del piccolo Carlo Mattia, il bambino di soli tre giorni che lo scorso 8 gennaio è venuto a mancare per soffocamento presso l’ospedale Pertini di Roma.

“Roma, tragedia in reparto: neo-mamma si addormenta allattando, il piccolo muore soffocato.”

 

“Il dramma della mamma che si addormenta mentre allatta e soffoca il neonato.”

Così capitolano i giornali, che come molto spesso accade non hanno le conoscenze e gli strumenti adatti per poter parlare di vicende così delicate. *
Finiscono in questo modo per trasmettere una narrazione totalmente errata di quella che è in realtà la vicenda. 

Agli occhi dei più è passata come una tragedia dovuta alla sbadataggine della neo-mamma, qualcuno addirittura ha azzardato la “morte bianca“, quando è stata in realtà una conseguenza delle poche cure fornite nel delicato momento del post-parto. Stremata dal lungo travaglio, si sarebbe addormentata mentre allattava il piccolo.

I genitori, secondo le ultime dichiarazioni fornite dal loro avvocato, avrebbero da subito denunciato le condizioni in cui sono stati gestiti i momenti successivi al parto. La madre, in particolare, ha dichiarato di aver chiesto aiuto per tre notti di seguito, senza ricevere mai una mano da parte del personale sanitario. Inoltre ha aggiunto che stava allattando esattamente come spiegato dalle infermiere.

Causa della morte violenza ostetrica

Violenza ostetrica: le testimonianze del web

In seguito all’uscita dei primi titoli “sensazionalistici”, sul web si è scatenata una rivolta. Sono migliaia le testimonianze di persone alle quali è stato rivolto un trattamento simile, se non lo stesso.

È emerso quanto possa essere problematica la pratica del “rooming-in”, ovvero la possibilità data alle madri di tenere lə piccolə in stanza con sè da subito dopo il parto, senza limiti di orario. Così come il poco supporto, le istruzioni errate e fuorvianti, il vedersi negata la possibilità di appoggiarsi ad un nido nei momenti di stanchezza, la violenza nelle parole e negli atteggiamenti, la minimizzazione dello sforzo, dei sintomi e del dolore.

Insomma, il fronte femminista si è ritrovato particolarmente unito per alzare la voce e farsi sentire.

Conclusioni

La mia speranza è che quest’ultima tragedia, la perdita di una vita umana, unita alle tante voci che si sono alzate negli ultimi giorni, possano accendere una lampadina. Può essere una lampadina al neon o a led, può accendersi subito o lasciare quell’attimo di incertezza e poi sprigionare la sua luce nel più brillante dei modi. L’importante è che non venga spenta, che continui a far parlare, discutere, lottare.

E ricordiamo sempre: tante lampadine creano un faro, che è decisamente difficile da spegnere e ignorare.

* In merito al giornalismo “d’assalto” si potrebbe scrivere un intero articolo a parte, ma vi lascio un interessante articolo scritto da Nathan Bonnì, “Il caporalato delle parole“.

Foto di Sora Shimazaki: pexels.com/it-it/foto/donna-in-mutandine-bianche-con-fiore-bianco-in-grembo-5938638/

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